Colpi proibiti e squalifiche insensate: questa è giustizia?
Dopo aver chiuso la stagione agonistica con i supplementari di Laureana, rammarico e rabbia in casa Bocale ADMO non si affievoliscono; anzi, a causa delle decisione del Giudice Sportivo, cresce ulteriormente il senso di ingiustizia per ciò che sta accadendo e che si è verificato in campo e fuori nell’accesa semifinale playoff.
Fermo restando come tutto lo svolgimento della gara abbia lasciato parecchio a desiderare per le varie decisioni dell’arbitro, lascia sconcertati apprendere quelle che sono le decisioni del Giudice Sportivo, il quale ha colpito ben quattro calciatori biancorossi. Il rosso diretto rimediato da Gianni Pino vale, di per sé, due giornate; inspiegabili sono però le altre squalifiche, principalmente per il numero di turni di squalifica inflitti, visto che derivano TUTTE da veementi proteste e non certo da comportamenti antisportivi. Due le giornate di squalifica per Peppe Foti, altrettante per Marco Bianchi; a sgomento si aggiunge incredulità nel leggere che Ciccio Dieni di giornate di squalifica ne ha ricevute ben quattro! Il tutto mentre altri atleti, per gesti violenti e fuori dalla logica dello sport ma anche solo del vivere civile, hanno ricevuto dal Giudice Sportivo un identico numero di turni. Capire in base a quale criterio le squalifiche vengano inflitte diventa sempre più un mistero; per il Bocale ADMO è solamente la ciliegina sulla torta, oltre il danno la beffa. Anzi, cornuti e bastonati!
Bastonati. Questa è la parola giusta. E non in senso metaforico. A farne le spese il nostro roccioso Pasquale Brancati, colpito al volto da un oggetto (dunque non in uno scontro di gioco), costretto a finire la partita con una vistosa medicazione sul viso, stoicamente in campo durante i supplementari e anche a segno per il momentaneo vantaggio. Brancati nella giornata di giovedì è stato sottoposto ad un intervento chirurgico, resosi necessario proprio per il colpo subito in partita.
Quello di Laureana non è il primo episodio in cui il Bocale finisce nelle mire di calciatori o dirigenti o tifosi avversari, con conseguenze ai limiti della decenza ma al contempo senza punizioni per i colpevoli. L’esempio più recente è di appena due settimane fa, quando a Guardavalle contro la Stilese i biancorossi giocarono una partita inutile in termini di classifica, in un clima surreale da accerchiamento, tra sputi, minacce e insulti. Il reiterarsi di tali episodi ha portato la dirigenza del Bocale a domandarsi quanto tutto ciò valga la pena, se non iscrivere la squadra al prossimo campionato possa essere una possibilità da vagliare. Le ingiustizie e le vessazioni continue nei confronti di una società che cerca di essere modello per un calcio pulito, potrebbero orientare una decisione clamorosa e dolorosa in questa direzione. Non c’è tutela da parte della Federazione e delle Istituzioni, nei confronti di chi predica e pratica la correttezza nel calcio. Per non parlare poi del famigerato caso Dirty Soccer, che proprio due stagioni fa ha visto (lo dicono le prove) il torneo di Eccellenza manipolato ad uso e consumo di alcuni, sfavorendo in questo modo proprio il Bocale, retrocesso al termine della stagione. E mentre le sentenze arrivano due anni dopo, la società biancorossa è ancora qui a pagare le conseguenze degli intrallazzi altrui.
Questo non è calcio. Il calcio e lo sport sono un’altra cosa. Il Bocale ADMO ferma qui la sua stagione, con in bocca l’amaro gusto dell’ingiustizia sotto tutti i fronti. La testa è però sempre alta, e niente e nessuno riuscirà mai a far chinare il capo a questa società!